Google Ricerca presto a pagamento

Pubblicato il 31 Marzo 2016
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L'articolo tratta di Google .

La prendo un po’ larga, per cui prestate la massima attenzione altrimenti risulta difficile capire il ragionamento che mi porta ad affermare che, quasi certamente, Google farà pagare le ricerche ai propri utenti.

mindPartiamo dalla recente vendita di Boston Dynamics da parte di Google / Alphabet a distanza di soli due anni dalla sua acquisizione; in molti hanno considerato che la cessione sia dovuta alla mancanza di introiti certi nel breve / medio periodo. Verità sacrosanta, ma è altrettanto vero e non rilevato da nessuno che l’Esercito degli Stati Uniti ha garantito all’azienda di Mountain View circa un miliardo di dollari l’anno per tre anni per la creazione di un androide soldato. Pertanto il business sarebbe stato sempre e comunque profittevole. La realtà è molto più semplice: Google ha bisogno di soldi, tanti soldi!

Volete sapere il perché? Semplice, il nuovo e ambizioso business di Google è costosissimo: la società sta investendo capitali ingentissimi per studiare i processi che sottendono la lettura del pensiero e la linea di produzione denominata “The Machine” fa pensare che stiano progettando una “macchina” che permetta di ottenere l’obiettivo.

Come sottolinea Guy Coldfish di Past Company questo sarebbe il motivo per il quale Google ha assunto a peso d’oro il Professor Jack Pappalardo, ex ricercatore del MIT. Si deve al lui l’invenzione (ancora da perfezionare, sia chiaro) di Pocket MRI, una macchina per la risonanza magnetica del peso di soli 200 grammi in grado di garantire una resa senza paragoni: una scansione magnetica, in pochi secondi, della zona su cui è applicata. Una simile invenzione potrebbe rivoluzionare il mondo della medicina se ci pensate, ma non è certamente questo l’obiettivo di Google! C’è però un problema, la macchina, per poter funzionare necessita di un composto che deriva dalla lavorazione di una lega di palladio e platino, inoltre può essere alimentata solamente da una batteria atomica a basso voltaggio. Per farla breve ogni esemplare costa circa 300 milioni di dollari.

Google, come sostiene Mark Fishingpole, ne sta costruendo 10.000. Fate voi il calcolo del costo totale di produzione!

Perché 10.000? Semplicemente perché sono state “assunte” altrettante “cavie” che, per 10 anni, sosterranno dei test all’interno di un capannone attiguo a Google Plex a Mountain View. Queste persone permetteranno alla società di studiare i meccanismi che regolano il pensiero umano proprio tramite l’apparecchio di cui parlavo in precedenza. Un interessante reportage del New York Bullettin di qualche giorno fa contiene, infatti, un’intervista ad una di queste cavie: in pratica per 10 anni sarà “costretta” ad alimentarsi solo di un composto multivitaminico e non potrà uscire dal capannone se non per brevissimi periodi scortato. Tutto il resto del tempo sarà destinato ai test con la macchina. Per ciascun “volontario” (si fa per dire) si parla di un compenso di oltre 20 milioni di dollari! Fate voi un po’ di calcoli del costo finale di produzione di macchina e “affitto” di 10 anni di vita delle cavie…

Fatto? Bene, per quanto Google sia una azienda florida non può certamente disporre di quel capitale – nessuna azienda al mondo è in grado di farlo – e in molti ritengono che l’unico modo per procurarlo sia quello di modificare il modello di Business di Google Ricerca.

Terry Maggot e Jason Earthworm di Deepsearch prevedono che, nel breve / medio periodo, chiunque effettui una ricerca in Google senza avere inserito nome utente e password nel sistema possa spingersi non oltre il 30imo risultato. Inoltre la prima pagina di ogni serp sarà costituita solo da risultati a pagamento. D’altro canto se si vorrà fruire dei programmi e tool di Google (Analytics, Business, Plus e qualunque altro software vi venga in mente) sarà necessario abbonarsi al servizio e corrispondere alla società di Mountain View (non è ancora chiaro con che modalità) da 1 a 3 dollari.

Infine, cosa che ha mandato su tutte le furie molti esperti, con ogni probabilità l’iscrizione al servizio effettuata contestualmente all’apertura di un account Gmail costringerà l’utente ad inserire il proprio nome reale, una copia di un documento di identità e ogni dato che consenta a Google di identificarlo. Insomma, sa già tutto di voi e, a breve, ogni singolo dato sarà associato al vostro nome…

Il motivo di questa decisione è molto semplice, pur trattandosi di una cifra esigua in molti (vedi con Android laddove un buon 40% di utenti non sono disposti a spendere nemmeno un dollaro in app) abbandoneranno le applicazioni divenute a pagamento a favore di quelle della concorrenza e Google dovrà sostenere comunque una perdita che compenserà, appunto, con i nuovi dati sulle preferenze degli utenti registrati e ads molto più mirati.

Al di là di tutto questo la cosa più preoccupante per il mondo Seo è la ricerca limitata a 20 risultati per gli utenti standard (30 risultati meno i 10 sponsorizzati della prima pagina).

Se poi però ragioniamo in termini più analitici questo è nulla rispetto a quello che ci aspetta quando Google sarà in grado di capire quasi istantaneamente quello che pensiamo. E ci riuscirà, statene certi!

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Buon 1° aprile!

 

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