In Rank we Trust

Pubblicato il 20 Maggio 2007
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L'articolo tratta di Google, Seo .

Chiacchierata amichevole sul TrustRank

TrustRank di GoogleAmmetto di non essere una persona che si documenta sul mondo del Seo andando a spulciarsi tutti i forum italiani ed esteri, traducendo brevetti o conducendo decine di esperimenti.

In effetti il Posizionamento nei motori di ricerca non è la mia attività principale, ma solo un mezzo grazie al quale riesco a promuovere il mio lavoro; per questo motivo devo ammettere di non aver studiato approfonditamente il concetto di TrustRank.

Dispongo, tuttavia, di una valida giustificazione: il TrustRank è qualcosa di addirittura più intangibile del PageRank, indicatore che per molti corrisponde semplicemente alla lunghezza della famosa barretta verde, ma che, in effetti, è tutt’altro!

Non essendo né un matematico, né tantomeno un programmatore, cerco di  usare la logica, la deduzione ed il buon senso per tentare di individuare il funzionamento dei vari algoritmi dei motori di ricerca.

Così ho operato per il concetto di Trust. Credo che il termine sia sinonimo di affidabilità. Per analizzarlo potrebbe essere utile utilizzare un’analogia con il mondo che ci circonda.

Siamo esposti quotidianamente ad quantità impressionante di informazioni, spesso discordanti tra loro; il nostro compito, a conti fatti, è quello di interpretarle secondo le nostre capacità e finalità. Per far questo, ricorriamo a diverse strategie euristiche, una delle quali è quella di assegnare una certa affidabilità alle fonti di informazione che nel passato per merito, o per convenzione, si siano rivelate degne di possedere tale qualità. Di conseguenza, tendiamo ad attribuire maggior rilevanza alle notizie del TG1 rispetto a quelle di uno scalcinato magazine di un’emittente locale.

Al di là della precisione del principio su cui si basano queste scorciatoie cognitive, è interessante notare che, anche nel marketing, si ponga l’accento sull’universo di marche conosciute dal consumatore, il quale le classifica secondo gradi di importanza: ad esempio, se devo comprare degli spaghetti, richiamerò alla mente prima i prodotti Barilla, poi quelli di Voiello e così via.

E dovessi trovarmi di fronte a due descrizioni contrastanti di un medesimo evento tenderò a ritenere più valida quella fornita dalla fonte più affidabile.

Io credo che il concetto del Trust Rank sia esattamente questo:  se il mio sito è linkato da pizza e fichi, il motore  pensa una cosa, ma se è linkato da un sito che il motore riconosce come fonte autorevole, allora penserà di me tutto il bene possibile.

Mi è capitato, tempo fa, di ricevere un link da un sito che era direttamente linkato dal sito di un prestigioso quotidiano americano. Bene, in poco tempo il mio sito ha scalato serp anche abbastanza competitive ed è aumentato, di conseguenza, anche il numero di visitatori.

Questo mi ha fortemente persuaso, qualora ve ne fosse la necessità, che non solo il TR esiste, ma che, probabilmente, conta un bel po’ più del PR. Aggiungo anche che, invariabilmente, le fonti che Google avrà scelto per attribuirgli il massimo grado di Trust saranno sicuramente siti a PR elevato. Di conseguenza, un link da un sito con forte Trust porta con sé vantaggi sia in termini di PR che di TR. Gli effetti di quest’ultima variabile sono molto più marcati di quanto si possa pensare.

In poche parole penso che Google si comporti proprio come noi quando deve analizzare e riordinare l’enorme mole di dati che ha a disposizione: prima passa in rassegna il singolo sito web, poi va a controllare cosa ne “pensano i suoi siti amici”.

A questo punto arrivo ad un’ulteriore considerazione riguardo l’attributo nofollow: se Google ha scelto alcuni siti a cui attribuire il massimo grado di Trust e dai quali propagarlo a cascata, come si comporterà quando in uno o più di questi ultimi viene adottato l’attributo nofollow? In prima istanza potrebbe ignorare il link, ma allora verrebbe mancare la diffusione del Trust su cui gli ingegneri di Mountain View tanto confidano; oppure potrebbe navigare comunque il link, attribuendogli Trust ma non PR, ma questo mi pare poco probabile; o, ancora, potrebbe semplicemente  seguire il link ignorando l’istruzione nofollow.

Non ho mai compiuto esperimenti in merito, ma, con la sola deduzione, arrivo alla conclusione che questo attributo di cui molto si discute, sia realmente inefficace ed inefficiente. Se Google dovesse rispettarlo incorrerebbe in una grossa perdita nel caso in cui i siti coinvolti siano dotati di un elevato Trust. Se, come credo, non dovesse invece rispettarlo allora sarebbe totalmente inutile la sua applicazione!

Per concludere voglio sottolineare che, con l’introduzione del TrustRank, Google ha compiuto una svolta. Il suo utilizzo garantisce un po’ di umanità al pensiero logico e iperrazionale degli algoritmi del motore californiano e, soprattutto, porta benefici ulteriori a quelle che considero essere le serp più affidabili del web.

Questo articolo è stato scritto dal mio amico Marek Dimitrovic.

7 commenti all'articolo “In Rank we Trust”

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