Il meraviglioso mondo del PR

Pubblicato il 24 Aprile 2007
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L'articolo tratta di Google, Seo .

Il pagerank di GooglePrendo spunto da questo post su TPU per condurre una breve analisi sul celebre, e per molti famigerato, Page Rank di Google.

Parto da una semplice considerazione: i Seo sono decisamente vittime delle mode. Ogni sei mesi ne nasce una nuova: lo scambio link a tutti i costi, il periodo delle directory, dei commenti spammosi su blog e forum, sino ad arrivare alle recensioni e ai comunicati stampa, e così via.

In effetti il SEO è, senza dubbio, un lavoro difficile, senza alcun punto di riferimento, non si conoscono regole e metodi certi, serve intuito, esperienza e, in ogni caso, c’è un contratto da onorare. E quindi ogni giorno una nuova gara, una nuova strategia per ottenere velocemente link verso il proprio sito.

Link che, se in numero sufficiente, possono aumentare il famoso PageRank e la rilevanza del sito agli occhi di Dr. Google, signore e padrone delle nostre vite sul web, l’unico in grado di decretare il successo o la rovina di un sito.

Ultimamente, sembra incredibile, come sottolinea giustamente Fabio Dell’Orto, si sta diffondendo la moda di trascurare il PR, e sui forum e i blog di mezzo mondo si possono trovare commenti il cui contenuto si può riassumere con queste proposizioni: “Il PR non conta niente”, “Lasciate perdere sto PR e concentratevi sui contenuti”, “Ormai il PR è morto, dovete occuparvi di migliorare il Trust Rank”.

Del resto si è pure radicata la credenza che lo scambio link reciproco non porti nessun vantaggio, anzi alcuni sostengono sia pure penalizzante…

Io non sono d’accordo con nessuna di queste affermazioni, a mio avviso il PR conta non molto ma moltissimo, ed è ancora uno dei cardini di un buon posizionamento.

Certamente qualcosa è cambiato negli ultimi tempi: gli ingegneri di Google hanno maturato la consapevolezza che il Pagerank presenta diverse lacune di carattere “semantico” (come precisa Ryan Giggs 79: “lo so che Google è ancora un motore lessicale, non vi preoccupate!”).

Analizziamo nel dettaglio il concetto: Google ha basato il suo successo e la validità delle sue Serp sul concetto arcinoto della rilevanza dei siti web: ad esempio, ponendo esistano due siti che parlano di pomodori verdi fritti, quale dei due deve primeggiare nelle serp? Semplice! Viene classificato per primo quello che ha più link, deve essere valido per forza di cose se in molti decidono di citarlo.

Questa è il cardine del ragionamento di Google, ed è secondo me la base immutabile a cui ogni Seo deve sempre far riferimento quando inizia a fare i suoi ragionamenti su PR, TR e compagnia bella.

Col tempo, gli algoritmi si sono raffinati, hanno iniziato a valutare le anchor con cui un sito veniva linkato, e il PR veniva pesato, nel senso che ovviamente un link da un sito a PR elevato portava al sito un vantaggio molto più significativo rispetto ad un link a basso PR.

Ed in effetti, fino a poco tempo fa avere un sito a PR 6 o magari 7 poteva fare le gioie e le ricchezze di un qualsiasi webmaster. Sul forum di TPU hanno scritto la seguente frase: “fino a poco tempo fa pensavo che se uno aveva un dominio a pr7 bastava che pubblicasse la sua lista della spesa per apparire primo con qualsiasi chiave. Oggi penso che se lo facesse apparirebbe primo solo con quella che Google pensa sia la sua lista della spesa….” che racchiude tutto il mio pensiero.

Le migliorie apportate da Google al suo algoritmo, hanno portato a pensare che sia inaccettabile che un sito “forte” possa dominare anche le serp in cui, a rigor di logica, non dovrebbe comparire.

Di conseguenza, è stato sviluppato un meccanismo che cerca di “comprendere” il tema di un sito, in modo tale da posizionarlo in maniera congrua nelle serp appropriate escludendolo dalle altre.

Se ci soffermiamo ad analizzare l’applicazione Google Sitemaps, ad esempio, possiamo verificare che Google “interpreti” il nostro sito: ci propone un insieme di chiavi che, a suo avviso, sono ad esso correlate.

Se utilizzate anche AdWords, non vi sarà sfuggito come, al momento della selezione delle parole chiave da “acquistare”, Google stesso faccia una veloce scansione del sito da promuovere e presenti di sua spontanea iniziativa un elenco di key che potrebbero risultarci utili nella nostra campagna, elenco tratto, mi preme ripeterlo, dall’analisi del nostro sito.

Il motore quindi è ancora lessicale, ma si iniziano ad intravedere dei principi semantici, e sono sicuro che questa “idea” che Google si è fatto del nostro sito ce la riproponga anche nelle sue Serp.

La conseguenza naturale di tutto ciò è che un sito a PR alto comanderà nelle Serp collegate all’argomento di cui il sito parla, ma non riuscirà ad ottenere lo stesso successo su più Serp.

In pratica, “se Google pensa che il mio sito parla di banane, tutto il peso del mio PR 5 si abbatterà come uno strale sul povero sito di banane con pr4, ma non farà un baffo al sito di kiwi con pr3”.

E’ questa nuova attribuzione di significato ai siti web, con conseguente riordino delle Serp, che ha indotto in equivoco tutti i Seo che hanno subito iniziare a parlar male del PR e a dichiararne la morte prematura, mentre invece il PR conta e conterà sempre tantissimo, perché sta proprio alla base stessa della struttura di Google, che nel tempo sarà sempre più efficiente e performante, ma si reggerà sempre sul numero e la qualità dei link, elementi per cui è nato e su cui ha fondato il suo successo.

Questo articolo è stato scritto dal mio amico Marek Dimitrovic.

11 commenti all'articolo “Il meraviglioso mondo del PR”

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