Sottodomini non più assimilabili a domini indipendenti

Pubblicato il 8 Dicembre 2007
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L'articolo tratta di Google, Seo .

sottodomini_google.gifSottodominio è un termine che viene, generalmente, utilizzato per definire, in maniera spicciola, un dominio di terzo livello.

Ad esempio, posto che io abbia registrato il dominio www.piante.it,
ho la titolarità di creare il sottodominio rose.piante.it, ma anche l’ulteriore sottodominio margherite.piante.it e via dicendo (e, in teoria, anche domini di quarto livello, di quinto, ecc.).

Dipende poi dall’hosting stabilire se tale attività debba essere remunerata o meno.

Tale pratica è sicuramente molto utile sia in ambito di Branding che, soprattutto, di Seo.

Pensiamo, ad esempio, ad una società che produce cosmetici: può essere molto efficace (ragioniamo anche sull’immediatezza del ricordo della url) la creazione di sottodomini del tipo store.cosmetici.it, supporto.cosmetici.it e via dicendo.

Allo stesso modo, nell’ambito del posizionamento nei motori di ricerca, può essere utile utilizzare i sottodomini per separare sezioni di un sito (quelle, ad esempio, in lingua straniera) e, al limite, per realizzare tecniche più o meno evolute di spam.

La realizzazione di un sottodominio è peraltro un’operazione molto semplice e soprattutto poco costosa: si crea una sottocartella e quindi le si assegna il nome a dominio di terzo livello (cpanel, addirittura, ne permette la creazione tramite un solo clic). Gli hosting, in media, ammettono che, in un dominio, possano insistere da 5 a 10 subdomain gratuiti, i successivi, poi, devono essere remunerati, ma in misura certamente minore rispetto alla registrazione di un nuovo dominio.

Ma come si comporta Google (e gli altri motori di ricerca) quando deve indicizzare un sottodominio? Google attualmente considera un sottodominio alla stregua di un dominio indipendente. Attenzione di un dominio indipendente, non di un sito indipendente!

Di conseguenza ogni sottodominio ha delle caratteristiche intrinseche che lo fanno apparire qualcosa di estraneo al sito di provenienza, ma in cui sono presenti ancora dei legami con il suddetto.

Nella fattispecie:

  • l’ip di provenienza è il medesimo (anche se ritengo che nulla vieterebbe di assegnare un ip esclusivo ad un sottodominio, ma verrebbe appunto meno la convenienza per la maggioranza dei titolari di un sito);
  • un sottodominio è la rappresentazione di una sottocartella, pur con caratteristiche particolari (spesso, peraltro, il sottodominio risulta accessibile sia come tale che come folder del sito; riprendendo l’esempio iniziale, potrei arrivare alle stesse pagine digitando nel browser sia www.piante.it/rose che rose.piante.it, senza un redirect adeguato);
  • a livello empirico si è dimostrato che la penalizzazione di un sito colpisce, indistintamente, tutti i suoi sottodomini (non ho però sufficienti testimonianze che mi aiutino a stabilire, in maniera incontrovertibile, se sia condizione necessaria e sufficiente un link tra dominio e sottodominio); viceversa la penalizzazione di un sottodominio, in genere, non arreca alcun danno al dominio di provenienza;
  • pur avendo un ciclo di vita similare a quello di un nuovo sito, la stretta correlazione con il dominio di provenienza gli consente di gestire in maniera più agevole le fasi di indicizzazione e di eventuale sandbox;
  • la trasmissione di Pagerank avviene, in genere, come per un qualsiasi nuovo sito: se dal sito principale non vi sono link al sottodominio non vi è, come dire, propagazione di Pr tra i due;
  • se il sottodominio è intimamente collegato al dominio di provenienza (in termini di struttura e gerarchia di link) esso verrà considerato alla stregua di una sottocartella;
  • alcuni osservazioni evidenziano che, se anche il sottodominio non dispone di backlink dal dominio principale, viene comunque indicizzato da Google (e qui ci troviamo di fronte ad un nonsense, in quanto Google afferma che se un sito non dispone di link non viene incluso nell’indice);
  • adsense e adwords, posti in un sottodominio, per la politica dello smart pricing, possono essere inficiati da una cattiva gestione dei medesimi nel dominio di provenienza (se, per fare un banale esempio, il dominio principale è poco tematizzato e quindi ottiene pochi Ads pertinenti, lo stesso trattamento subirà il sottodominio, che, magari, lo è ed in maniera eccellente);
  • non assecondano la regola del “massimo 2 risultati per serp”: ai sottodomini, in poche parole, non è applicato quel filtro che impedisce ad un sito di comparire in una serp per più di due volte (peraltro se i due risultati insistono nella medesima pagina della serp, sono accorpati al di là della loro reale posizione algoritmica).

Accorpamento dei risultati dello stesso sito in una serp da parte di Google

Ebbene proprio quest’ultima caratteristica ha determinato l’uso (e, spesso, l’abuso) dello strumento dei subdomain. Numerosi siti, infatti, hanno realizzato centinaia di sottodomini allo scopo di colonizzare completamente i risultati di una serp. Kiji di Ebay rappresenta, senza dubbio, l’esempio più rappresentativo.

Da quanto leggo negli atti del PubCon di Las Vegas, questa pratica forse non avrà più successo: Cutts ha affermato che, a breve termine, i sottodomini verranno declassati al rango di sottocartelle e asseconderanno la regola del 2!

Così, ad esempio, non dovrebbe più essere possibile individuare serp come la seguente. I primi due risultati dovrebbero sparire, cannibalizzati dai secondi due più attinenti alla chiave ricercata.

Con la nuova gestione dei sottodomini Google eliminerà tutti i risultati da uno stesso sito oltre i canonici 2

I siti che dispongono di Sitelinks risulteranno certamente meno penalizzati rispetto a quelli che non possiedono tale strumento. Tuttavia, a mio avviso, a fronte di una minima distorsione, si potranno ottenere serp più “pulite” e meritocratiche (considerate, ad esempio, il pattume presente in questa).

Ovviamente sta a Google stabilire quali e quanti siti possano non essere inficiati da tale filtro. Io sono dell’avviso che il filtro dovrebbe essere disattivato solo quando è universalmente manifesta l’utilità di ottenere più di due risultati afferenti allo stesso sito per serp, al di là del marchio e, soprattutto, del potere delle aziende a cui i domini appartengono.

A tale riguardo è importante sottolineare che questa modifica non riguarderà siti quali Blogspot o WordPress.com, lo stesso Google e, certamente, brand del calibro di Apple o Microsoft.

10 commenti all'articolo “Sottodomini non più assimilabili a domini indipendenti”

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