Privacy, Google e la Ricerca Personalizzata

Pubblicato il 13 Marzo 2007
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L'articolo tratta di Google .

gcalderone.jpgHo un’ossessione: la Privacy! Fosse per me, riformulerei la struttura degli oroscopi. Ad amore, salute e lavoro aggiungerei proprio la voce Privacy. Non credo negli influssi astrali, ma, come tutti, dal barbiere o dal medico, sfoglio una rivista e, talvolta, leggo proprio la rubrica degli Oroscopi. Pensate che meraviglia poter leggere che domani riceverò solo 5 messaggi di spam e che nessuno mi telefonerà per propormi un nuovo, esclusivo contratto che rivoluzionerà il mio modo di navigare nel web!
Illusioni, certo! Però mi metterebbero di buon umore per una manciata di minuti: di questi tempi non è poco!

Questa personalissima introduzione per confessarvi che ho il timore che, un giorno,
una applicazione possa essere messa in grado di conoscere i miei gusti, le mie preferenze e i miei sentimenti. Non solo, sono terrorizzato dall’idea che questa stessa applicazione possa predire il mio comportamento ed anticipare le mie scelte.
In poche parole che “rubi” la mia anima.

La mia ipotesi è che Google, fra qualche tempo, possa arrivare a questo risultato!
Attenzione dico che potrebbe non che sia una sua nelle sue intenzioni farlo, un pericolo potenziale insomma.

A questo punto introduciamo il concetto di ricerca personalizzata di Google.
Di che si tratta? Semplicemente di mostrare all’utente serp, cioè le pagine risultato di una ricerca, che assecondino i suoi gusti, le sue preferenze ed eventualmente anche le sue inclinazioni.

Lo scopo dichiarato da Google è quello di migliorare il suo sistema di ricerca. Forse è così. Ma è ovvio che l’obiettivo reale è quello di targhettizzare il più possibile i suoi ads.
Del resto, banalità per banalità, la mission di Google è vendere pubblicità nel web.

Come può possedere questo motore di ricerca una conoscenza così approfondita di ciascun utente tale da consentirgli di fornire un simile servizio? È evidente, attraverso i suoi servizi gratuiti, per meglio dire attraverso l’uso che ciascun utente fa di questi ultimi.

E chi tra noi, esperto o meno, non utilizza uno tra gli innumerevoli tool di Google? Forse solo coloro che non dispongono di un pc!

Quali sono le informazioni a sua disposizione?

  • Conosce le nostre ricerche sul web (Google Search e Alert).
  • Conosce i siti che visitiamo più spesso (Google Toolbar), quanto tempo vi trascorriamo, che link selezioniamo e via dicendo.
  • Conosce i nostri siti (Google Webmaster Tool), sa chi li visita, chi vi acquista e perché (Google Analytics), a volte addirittura li ospita (GooglePages & Blogger).
  • Conosce le nostre transazioni online e il numero della nostra carta di credito (Google Checkout).
  • Può leggere indisturbato la nostra posta elettronica (Google Gmail).
  • Può leggere i nostri documenti (Google Docs & Spreadsheet).
  • Sa in quali locali vorremmo cenare il sabato (Google Maps).
  • Può pure fotografarli (Google Earth).
  • Conosce le nostre letture preferite (Google Books).
  • Sa di che complementi di arredo vorremmo dotare il nostro nuovo appartamento (Google Catalog).
  • Conosce i nostri appuntamenti (Google Calendar).
  • Conosce l’intero contenuto del nostro hard disk (Google Desktop).
  • Sa se siamo interessati alla Borsa e a che azioni (Google Finance).
  • Sa quali potrebbero essere i nostri prossimi acquisti (Google Froogle).
  • Sa chi sono i nostri amici, le nostre inclinazioni e i nostri interessi (Orkut).
  • Sa quali sono le nostre foto preferite (Google Picasa).

Ok, ora mi fermo. Vi assicuro, però, che potrei continuare a scrivere per molto tempo ancora.

Ribadisco che la minaccia è solo potenziale. Però è indubbio che queste informazioni siano fisicamente a disposizione dell’azienda di Mountain View. Quale uso questa azienda, poi, intenda farne, non è possibile prevederlo.

Aggiungo anche che la raccolta di dati effettuata da Google è totalmente legittima.
Quando si apre un account Gmail, ad esempio, viene più volte ribadito che il contenuto delle e-mail che si ricevono potrà essere utilizzato a fini statistici proprio per garantirci una ricerca personalizzata.
A questo proposito, poco tempo fa, Marissa Mayer, celebre Vice Presidente di Google, ha affermato che, al momento, la ricerca personalizzata non intende però avvalersi dei contenuti di Gmail. Al momento, aggiungo io…

Sono pessimista per natura e suggestionato dalla lettura di catastrofici romanzi di fantascienza in cui l’uomo viene soggiogato e dominato dai computer. Forse sono questi i motivi per cui non riesco a togliermi dalla mente un’immagine: vedo un enorme calderone, dei Brin e Page meccanici che danzano selvaggiamente attorno ad esso e decine di Vice Presidenti di Google che, a turno, aggiungono ingredienti (i nostri dati personali) alla pietanza che bolle. Ecco, ad un certo punto, Page immerge la mano dentro il pentolone e se ne esce con la certezza assoluta che io, Enrico Ladogana, avrò intenzione di acquistare, la settimana prossima, l’ultimo libro di John Grisham.

Sono paranoico? Può essere. Google però dispone di una quantità enorme di dati che mi riguardano. Manca solo la tecnologia predittiva.
Già ora, però, è sufficiente incrociare alcuni dati per individuare quasi tutti i miei movimenti passati nel web. Nei prossimi anni è lecito supporre che si potranno prevedere i miei movimenti futuri.

Del resto, anche ammettendo che Google non arrivi a questo traguardo con le proprie risorse interne, è certo che andrebbe ad acquisire l’azienda che vi riuscisse. Niente di male, lo fa pure Microsoft da decenni!

A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi se io raccomandi di non utilizzare i servizi di Google. No, ci mancherebbe! Se una risorsa è palesemente utile sarei uno stupido a non utilizzarla. La ricerca di Google rimane la più efficace. Analytics è un sistema di statistiche eccellente. Webmaster Tool è un’applicazione molta valida per indicizzare un nuovo sito e a conoscerne la sua performance nel tempo.
Tuttavia bisogna essere consapevoli che c’è un prezzo da pagare, la rinuncia a parte della nostra Privacy. Nei casi in cui invece l’utilizzo di applicazioni di Big G non mi garantiscano del reale valore aggiunto cercherò senz’altro delle alternative.

Qualche esempio? Ho disinstallato la Google Toolbar (che, ricordiamolo, è uno spyware legalizzato), non uso Gmail, non userò Docs & Spreadsheet (c’è Open Office che è gratuito e non raccoglie dati), infine, navigherò per quanto possibile con il mio account disattivato. Probabilmente quest’ultima precauzione sarà difficile da mettere in pratica. È probabile che, a breve, tale funzionalità venga ad attivarsi automaticamente ogniqualvolta si procederà all’identificazione in uno qualsiasi tra i servizi offerti da Google. Attenzione, è una procedura di opt-out: dobbiamo essere noi a disattivare il servizio!

Lo ripeto per l’ennesima volta: io, forse, non faccio testo, influenzato come sono dalle mie letture ed ossessionato dalla Privacy. Mi si dimostri però, senza ombra di dubbio, che quanto pavento non si verificherà mai. A quel punto – e solo a quel punto – sarò disposto allora a cambiare la mia opinione.

Consentitemi un’ultima provocazione. Il motto di Google è “Don’t Be Evil”, non Essere Malvagio. Che c’è di più malvagio del Diavolo (guarda caso [D]Evil in inglese)? E come immaginate questo essere? Io me lo raffiguro come una persona dal fascino irresistibile, sottilmente tentatore, disponibile a regalarmi tutto ciò che bramo per poi rubarmi l’anima.
Lo ammetto Google regala solamente dei software e delle applicazioni, non macchine sportive e modelle di Victoria Secrets. Soddisfa forse piccoli bisogni e si prende in cambio (legittimamente), solo un piccolo pezzetto della nostra vita, i miei e i vostri dati personali.
Nonostante questo, io una piccola similitudine con l’immagine di prima riesco a intravederla. E voi?

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