Dal Pagerank all’Authored PageRank

Pubblicato il 8 Maggio 2012
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L'articolo tratta di Google, Seo .

L'AuthoredPageRank potrebbe essere la nuova modalità con cui calcolare la forza di un linkMolti hanno già attivato il Google Authorship Markup, quel procedimento di autenticazione delle proprie pagine che consente, tra le altre cose, di inserire all’interno di uno snippet il proprio nome e cognome (sia esso reale o d’arte) e il proprio avatar (la propria faccia o un simulacro).
Come potete notare dall’immagine d’esempio si tratta di un elemento che fa spiccare una certa ricorrenza rispetto a tutte le altre che non adottano lo stesso meccanismo e, si presume, ne aumenti, di conseguenza, il CTR.

La presenza dell'authorship all'interno di una serp aumenta il CTR

Il procedimento per predisporre tale funzionalità (un po’ farraginoso, sotto certi punti di vista), consiste nell’implementare un link reciproco, tramite l’attributo rel=”author” tra la pagina del profilo del proprio sito e Google+. Per maggiori informazioni consiglio di leggere la documentazione di Webmaster Tool.

L’attivazione dello strumento di certo fa aumentare l’autorevolezza di una risorsa anche se taluni lo reputano, a ragione, l’ennesimo meccanismo per convogliare più traffico verso il Social di Google: in effetti il clic al nome dell’autore presente nelle pagine dei risultati di Google permette di raggiungere il profilo di Google+ di quest’ultimo e non, come logica vorrebbe, la pagina biografica presente all’interno del suo sito.

Ad ogni modo concentriamoci sulle prospettive d’uso di questa funzionalità. Quando ho proceduto alla sua attivazione mi sono chiesto che impatto potesse avere in merito al Pagerank di una pagina (o, per meglio dire, di un url). Una prima risposta mi è stata fornita da un articolo Tom Anthony su Seomoz, How Authorship (and Google+) Will Change Linkbuilding, che teorizza una nuova entità di misurazione della “forza” di un link (juice): l’Authored PageRank.

L’impatto di un link, secondo tale teoria, non è più determinato solamente dal Pagerank ma anche dall’AuthorRank, ossia un valore che esprime l’autorevolezza che Google attribuisce ad un certo autore. L’effetto è moltiplicativo, per cui, seguendo l’esempio dell’articolo:

Apr (AuthoredPageRank) = Pr (PageRank) * Ar (AuthorRank)

Per fare un esempio pratico posto che il valore di Pr associato al mio blog sia pari a 3 (onestamente non lo controllo più da anni, per cui potrebbe pure essere anche più basso) e che il mio Ar sia 1,1, l’Apr sarebbe pari a 3,3.

Il calcolo dell'authoredpagerank consiste nel moltiplicare il pagerank di una risorsa per l'authorrank dell'autore

Si tratta, ovviamente, di una speculazione (del resto la stessa rappresentazione in scala decimale del Pr lo è!) che, però, “scorre” secondo logica.

Se si accetta la teoria sopra esposta, nonostante le sue approssimazioni, sembra lecito porsi degli interrogativi in merito a questa nuova entità di misurazione. Sia chiaro, l’articolo non vuole fornire delle risposte, ma, piuttosto, offrire degli spunti che possono essere oggetto di discussione qui o altrove.

Come può essere calcolato l’AuthorRank?

Google, tramite lo storico dell’account di ciascun utente, dispone di centinaia di elementi per determinare tale valore. Resta da considerare se possano intervenire anche fattori esterni, quali, ad esempio, il successo dell’autore presso altri siti e social di cui il motore di ricerca non ha il controllo.

Sarà la stessa azienda di Mountain View a decretare la valenza dell’elemento sulla base di quanto vorrà forzare l’uso del suo Social: l’ipotesi estrema prevede che all’Ar venga assegnato un valore indiscutibile che venga alimentato dal solo Google+ (e dalle altre interazioni di un autore con i servizi di Google).

Perché l’effetto dell’Author Rank dovrebbe essere moltiplicativo?

Probabilmente perché, così non fosse, un link proveniente da una pagina priva di Pagerank potrebbe disporre comunque di una certa forza. Un autore affermato potrebbe comprare centinaia se non migliaia di domini a basso o nullo pagerank (magari pure in server diversi) ed ottenere, con poca fatica, uno stuolo di link “potenziati” utili per posizionare un certo sito.

Mi domando, tuttavia, se il ragionamento sia efficace ed efficiente secondo tutti i punti di vista. Facciamo un esempio: un esimio esperto di architettura (ritenuto tale da Google, indipendentemente dalla sua autorità nel mondo reale) scrive un articolo per un blog, privo di Pagerank, che di tale argomento tratta e, al suo interno, crea un link verso un certo sito. Ebbene per quale motivo l’effetto moltiplicativo dovrebbe annullarne il valore e, di conseguenza, deprimere l’autorevolezza dell’autore?

Qual è la scala del AuthorRank e può superare il valore del PageRank a cui viene moltiplicato?

Implicitamente l’articolo di Tom Anthony risponde ad entrambi i quesiti tramite gli esempi. Sembra assegnare all’Ar una scala decimale e come tale può superare il Pagerank sotto certe condizioni. Posto che il mio Ar sia pari ad 1,1 potrei scrivere un articolo per un sito che ha Pr pari ad uno e inserire un link verso una risorsa esterna, la cui forza totale sarebbe pari ad 1,1 maggiore, ovviamente, di 1.

Il tema trattato può variare la valenza dell’Author Rank?

Se è universalmente riconosciuto che un link a tema ha una valenza maggiore di tutti gli altri link che non lo sono, perché non dovrebbe accadere la stessa cosa per l’Ar? Prendiamo il mio caso, quell’1,1 che ho ipotizzato dovrebbe avere una valenza diversa nel caso in cui un mio link punti a pagine che non trattano degli argomenti per cui Google mi ritiene esperto o presunto tale.

Come può modificarsi l’atteggiamento di Google in merito a link dotati di buon AuthorRank ?

Google ha dichiarato guerra ai link forzosi, per cui ritengo che un link, anche con una componente importante di Ar, che venga riconosciuto quale speculativo non dovrebbe sortire alcun beneficio alla pagina che lo riceve. Consideriamo, invece, un caso particolare: i siti di comunicati stampa, del tutto invisi al motore di ricerca. Poniamo che esista un sito che tratta di cucina e che il suo titolare acquisti, presso uno di tali siti, una recensione firmata da uno chef dotato di un elevato Ar: anche in questo caso il link avrebbe valenza nulla o negativa? In linea di principio si potrebbe affermare di no, in fin dei conti è lo stesso Google a stabilire che i contenuti sono buoni, proprio perché ha attribuito una elevato valore all’autore che li ha scritti.

Come possono sfruttare l’Author Rank i siti commerciali?

Se da una parte il meccanismo dell’authorship risulta molto efficace per i blog e i siti informativi, laddove, insomma, risulta manifesta l’attività di un certo autore, non è detto che lo possa essere per i miliardi di siti web che pubblicizzano una attività commerciale.

In realtà, a mio avviso, chiunque si doti dell’elemento authorship, almeno sino a quando tutti i siti non ne disporranno, dovrebbe ottenere un beneficio diretto e cioè un aumento del CTR. E se tale fattore del posizionamento cresce dovrebbero beneficiarne non solo le pagine a cui il parametro afferisce ma l’intero sito in termini di rilevanza nelle serp. Che tale fenomeno porti o meno, poi, ad un aumento del Pagerank poco importa.

Pertanto ritengo che, in linea di massima, anche chi cura un sito web commerciale dovrebbe attivare l’Authorship e, giocoforza, l’account di Google+.

Come possono sfruttare l’AuthorRank gli addetti ai lavori?

Attualmente è impossibile stabilire che valenza possa essere attribuita all’AuthorRank nell’ambito del posizionamento, la sua stessa esistenza è solo un’ipotesi! Assumiamo, tuttavia, che abbia una rilevanza tutt’altro che marginale.

Ebbene, una web agency avrebbe una estrema convenienza ad attivare il meccanismo all’interno del proprio sito istituzionale: rafforzerebbe quello che, per la maggioranza dei siti web di piccole entità commerciali, è il link principale, talvolta l’unico.

Se accettiamo l’ulteriore ipotesi che l’AuthorRank sia influenzato dal tema, ciascun dipendente della medesima web agency dovrebbe specializzarsi su specifici argomenti allo scopo di assegnare link coerenti con i temi trattati dai siti dei clienti. I seo indipendenti, per quanto si tratti di un’attività eticamente discutibile, potrebbero assumere una identità per ciascun tema di cui si occupano: ritengo, infatti. che Google non apprezzerebbe un autore esperto in troppi campi, un “tuttologo”, insomma.

Conclusione

L’articolo ha presentato due entità, AuthorRank e Authored PageRank, la cui esistenza, lo ribadisco, è solo ipotetica. Se però essa viene accettata – ammetto, con un atto di fede -, risulta evidente che potrebbe diventare uno strumento aggiuntivo per alimentare la link building di un sito web, di cui sarà Google stesso a stabilire l’importanza.

In ogni caso conviene a tutti attivare la funzionalità, al di là delle speculazioni dell’articolo, chi ne fa uso, indubbiamente ottiene un guadagno in termini di CTR.

E voi che ne pensate?

6 commenti all'articolo “Dal Pagerank all’Authored PageRank”

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